Cosa sono i tannini? La struttura che dà carattere al vino rosso

Nel vasto mondo del vino, ci sono termini che ritornano spesso tra le parole di sommelier, produttori e appassionati. Uno di questi è senza dubbio “tannino”. Ma cosa sono realmente i tannini? E perché sono così importanti nella degustazione, soprattutto dei vini rossi?

Tannini: una definizione semplice

I tannini sono composti chimici appartenenti alla famiglia dei polifenoli, presenti in molte piante, frutti, semi e foglie. Nel vino, provengono principalmente da:

  • bucce dell’uva
  • vinaccioli (semi)
  • raspi (i piccioli del grappolo)
  • legno delle botti, soprattutto se di rovere

Il loro nome deriva dal latino tannare, ovvero “conciare la pelle”, proprio per la loro capacità di legarsi alle proteine e indurirle, un principio utilizzato anche nella lavorazione delle pelli.

Che effetto hanno sul vino?

Dal punto di vista sensoriale, i tannini sono responsabili della sensazione di astringenza, ovvero quella percezione secca, rugosa e leggermente amara che si avverte in bocca, specialmente sulle gengive e sul palato, quando si degusta un vino rosso ricco di tannino.

Questa astringenza è spesso confusa con l’acidità, ma si tratta di due sensazioni ben diverse: l’acidità stimola la salivazione e rinfresca, mentre l’astringenza tende a ridurla e a creare una sensazione di “stretta”.

Da dove derivano i tannini nei vini rossi?

I vini rossi vengono prodotti lasciando le bucce a contatto con il mosto durante la fermentazione. Questo processo, detto macerazione, consente l’estrazione del colore, degli aromi e, naturalmente, dei tannini.

La quantità di tannini estratti dipende da vari fattori:

  • varietà dell’uva: alcune, come Nebbiolo, Sagrantino o Cabernet Sauvignon, sono naturalmente più ricche di tannino
  • durata della macerazione: più è lunga, maggiore sarà l’estrazione
  • presenza dei raspi: lasciarli nel mosto aumenta la carica tannica
  • tipo di vinificazione: tecniche moderne permettono di modulare l’estrazione per ottenere vini più o meno tannici
  • affinamento in legno: le botti, soprattutto se nuove, possono cedere ulteriori tannini

Il ruolo dei tannini nella struttura del vino

I tannini sono fondamentali per definire la struttura di un vino, ovvero il suo corpo e la sua capacità di resistere al tempo. In particolare:

  • danno corpo e consistenza al vino, rendendolo più complesso e interessante
  • favoriscono la longevità, grazie al loro potere antiossidante
  • interagiscono con le proteine: ad esempio, ammorbidendosi con l’invecchiamento

Un vino rosso giovane e molto tannico può risultare “duro” o spigoloso, ma con il tempo i tannini si evolvono, diventando più fini e setosi, contribuendo a una sensazione in bocca più rotonda.

Vini famosi per la loro ricchezza di tannini

Alcuni vitigni e denominazioni sono noti per l’alto contenuto di tannini. Tra questi troviamo:

  • Nebbiolo (Barolo, Barbaresco): tannini importanti e lunga vita in bottiglia
  • Chianti Classico Riserva: tannini decisi ma eleganti, con buona acidità e capacità di invecchiamento
  • Cabernet Sauvignon: usato in tagli bordolesi, molto strutturato
  • Syrah: a seconda dello stile, può essere ricco e corposo
  • Aglianico: potente, austero, ma elegante con l’età

Come abbinare un vino tannico?

I tannini si legano alle proteine, motivo per cui i vini più strutturati trovano il loro equilibrio ideale accanto a piatti ricchi di carne o con una componente grassa importante. Questo perché i tannini interagiscono con le proteine, contribuendo ad attenuare la sensazione di astringenza e rendendo il sorso più morbido ed equilibrato.

Ecco alcuni abbinamenti classici e sempre efficaci:

  • Barolo con un brasato di manzo: struttura importante e sapori intensi si esaltano a vicenda.
  • Cabernet Sauvignon con una bistecca alla griglia: il tannino domato dal succo della carne.
  • Chianti Classico Riserva con una tagliata di manzo o un pecorino stagionato: tannino, acidità e sapidità in perfetta armonia.

Grazie a questi contrasti ben bilanciati, il vino acquista rotondità e il piatto viene valorizzato al massimo. L’abbinamento con un vino tannico non è solo una scelta gastronomica, ma un vero gioco di equilibrio sensoriale.

Tannini nei vini bianchi?

Sebbene i vini bianchi vengano solitamente vinificati senza bucce, esistono eccezioni:

  • Orange wine: bianchi vinificati con macerazione sulle bucce, presentano una certa tannicità
  • Affinamenti in legno: possono contribuire a una leggera presenza di tannini

Tuttavia, la tannicità nei bianchi è sempre molto più contenuta rispetto ai rossi.

L’evoluzione dei tannini nel tempo

Con l’invecchiamento, i tannini si polimerizzano: questo significa che le loro molecole si aggregano, perdendo astringenza e diventando più morbide. Questo processo spiega perché molti vini rossi migliorano dopo qualche anno di affinamento, acquisendo una texture più vellutata e un gusto più armonico.

La capacità di evolvere positivamente è spesso legata a una buona presenza di tannini: ecco perché i grandi vini da invecchiamento sono generalmente tannici in gioventù.

Conclusione

I tannini sono un elemento chiave per comprendere e apprezzare il vino, soprattutto quello rosso. Sono responsabili della struttura, dell’eleganza e della longevità di molti grandi vini. Imparare a riconoscerli, capirne la provenienza e apprezzarne l’evoluzione nel tempo può arricchire profondamente l’esperienza del bere.

Per chi lavora nel settore HORECA, conoscere bene i tannini significa saper consigliare meglio il cliente, proporre abbinamenti più centrati e valorizzare al meglio la carta dei vini. E per gli appassionati, è un passo fondamentale per entrare davvero nel cuore del vino.

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